Chiesa e Convento del Carmine
Quanto alla Chiesa, ad una sola navata ma di eccezionale maestosità e bellezza, è stata restaurata una prima volta nel 1819 sotto l'arcipretura di Ignazio Rosso: per l'occasione fu tutta decorata e abbellita con affreschi e quadri, opera del Manno. Assurta a dignità di parrocchia il 24 novembre 1950, ebbe come primo parroco Girolamo Corso, il quale la fece restaurare di nuovo e ottenne dal Comune una parte dei locali già confiscati nel 1866.
La Chiesa e il Convento sono posti sul lato destro dell'antica via consolare, oggi Corso dei Mille: hanno davanti la Piazza Garibaldi, delimitata dall'ex Oratorio e dalla Chiesa di San Leonardo, mentre lateralmente prospettano su due strade parallele, la Via Cavour e la Via Castiglia.
Il prospetto principale ha sette ordini di aperture, di cui le due estreme sono delimitate con aggetti a forma di pilastri, mentre le altre ne costituiscono la parte centrale; l'accesso è al centro.
Le aperture del piano rialzato e del secondo piano sono a finestra, quelle di primo piano a balcone del tipo a petto, tranne quella centrale sull'ingresso, che è con sporti poggianti su due mensole in muratura sagomate. Sopra il balcone, al 2° piano, invece della finestra esiste un grande orologio; mentre la finestra di piano terra attigua alla chiesa è stata trasformata in ingresso per la casa canonica.
La chiusura, al di sopra della copertura a tetto, è completata con un aggetto di coronamento.
Il complesso del Carmine è stato realizzato in tempi diversi, e ciò è reso evidente da diversi elementi, primo fra tutti dall'esistenza di un muro di spina tra muro di prospetto sul corso ed il chiostro, muro che si arresta a piano rialzato, in modo da rendere i vani superiori molto più ampi.
In tempi successivi, sul retro, vennero realizzati dei corpi aggiunti che hanno occupato il cortile posteriore.
A seguito dell'entrata in vigore della legge di soppressione dei beni religiosi (1886), il Convento e le strutture annesse rientrarono nella disponibilità demaniale, e quando la Chiesa divenne Parrocchia (1950) parte degli ambienti del Convento furono aggregati alla Chiesa: cosi divennero annessi parrocchiali i corpi aggiunti trasformati in Casa canonica, Uffici parrocchiali, Sacrestia.
Al periodo fascista risalgono i lavori di sistemazione di molti locali interni, trasformati senza tenere conto delle strutture preesistenti: infatti molte strutture orizzontali a volta furono sostituite da solai piani con ferri a doppia "T" e tavoloni. Fu inoltre eseguito l'attuale prospetto che fino al 1998 presentava ancora, sulla vela di chiusura angolare del tetto, dal lato di Via Cavour, il caratteristico fascio.
Fra il 1997 e il 1999 sono stati eseguiti lavori di restauro completi e radicali, finalizzati al ripristino dei locali originari, e destinati all'uso di Biblioteca, Museo Civico e sale di rappresentanza del Comune.
Il prospetto principale della Chiesa del Carmine, anche se rimaneggiato diverse volte in epoche diverse, si armonizza perfettamente con il resto dell'edificio.
L'impostazione è di tipo classicheggiante: due colonne scanalate ed appaiate delimitano ambedue i lati dell'ingresso, mentre sui capitelli d'ordine corinzio è poggiato il timpano arricchito da festoni e da un tondo. Anche il portale è ben armonizzato nel contesto di tutta la facciata che è arricchita da un campanile di stile barocco.
L'interno della Chiesa, ad una sola navata come quella di San Leonardo, è abbastanza armonioso per l'abbondanza dì decorazioni in stucco e per la presenza di una serie di grandi tele di pregevole fattura.
La maggior parte di esse sono opera di Vincenzo Manno, e risalgono al 1819 qundo il pittore palermitano era all'apice delle sua maturità artistica ed espressiva. Sono sicuramente attribuibili al Manno le seguenti opere:
- Madonna del Carmelo ; - Madonna e San Gaetano; - Sacra famiglia.
Di incerta attribuzione, ma probabilmente anche del Manno sono le seguenti altre interessanti opere:
- Santa Caterina e il Crocifisso; - San Rocco - Angela e Tobia.
Di notevole valore artigianale sono infine due candelabri in legno dorato e una sedia del secolo XVIII.